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Giovanni Verga (02/09/1840-07/01/1922)
da "Racconti e bozzetti" (1880-1922)
"Casamicciola"
Quando giunse la notizia del disastro che aveva colpito Ischia mi parve di
      rivedere l'isoletta, quale mi era sfilata dinanzi agli occhi attraverso
      gli alberi del battello a vapore, in una bella sera d'autunno.
        La mensa era ancora apparecchiata sul ponte, e gli ultimi
      raggi del sole indoravano il marsala nei bicchieri. Dei viaggiatori alcuni
      s'erano già levati, e passeggiavano su e giù. Altri, coi gomiti sulla
      tovaglia, guardavano l'immensa distesa di mare che imbruniva sotto i caldi
      colori del tramonto su cui Ischia stampavasi verde e molle, e dove la riva
      s'insenava come una coppa. Casamicciola, bianca, sembrava posare su di un
      cuscino di verdura.
        A tavola due che tornavano dal Giappone discorrevano di seme
      di bachi. Una coppia misteriosa era andata a rannicchiarsi a ridosso del
      tubo del vapore. Un giovane che non aveva mangiato quasi, e stava seduto
      in un canto, pallido, col bavero del paletò rialzato, guardava l'isoletta
      con occhi pensierosi e lenti, in fondo alle occhiaie incavate.
        Tutt'a un tratto sul profilo dell'isola che spiccava dalla
      luce diffusa del crepuscolo, apparve netto e distinto un fabbricato, quasi
      sorgesse d'incanto, e l'ultimo raggio di sole scintillò sui vetri, come
      l'accendesse.
        Quel dettaglio del paesaggio che si animava all'improvviso
      apparve così chiaro e luminoso come se si fosse avvicinato d'un tratto.
        Tutti si volsero ad ammirare lo spettacolo, e i negozianti di
      cartoni giapponesi tacquero un momento. Soltanto la coppia ch'era andata a
      nascondersi dietro il fumajuolo non si mosse, e gli occhi del giovane
      pallido che teneva il bavero rialzato non si animarono neppure.
        Così succede ogni dì; e due sole preoccupazioni bastano per
      sé stesse, l'amore e la malattia, l'origine e la fine della vita. Quasi
      cotesta riflessione fosse venuta istintivamente a tutti in quel momento,
      si cominciò a parlare dell'azione benefica che hanno le acque e l'aria di
      Casamicciola, e dei malati che vanno a cercarvi la salute o la speranza.
      Invece il giovane dal paletò, pensava probabilmente, come si fa delle
      cose che si desiderano, alle gioie tranquille e ignote che dovevano
      esserci in quell'isoletta verde, fra quelle casette bianche, dietro quei
      vetri scintillanti. E quando i vetri si spensero, e la casa si dileguò ad
      un tratto quasi al mutare di una lanterna magica, e i contorni
      dell'isoletta sfumarono nel mare livido, il suo volto si offuscò.
        Adesso quella casetta bianca è forse distrutta, e degli occhi
      senza lagrime e senza sorriso ne contemplano le rovine, dalle occhiaie
      incavate, su dei visi pallidi.
 
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